Il Centro Hermes chiede al governo una risposta all’emergenza COVID-19 nel pieno rispetto dei diritti umani

La diffusione del nuovo coronavirus e della malattia COVID-19 rappresentano una sfida globale per la salute pubblica. Per affrontarla, i Paesi di tutto il mondo devono impegnarsi in risposte coordinate e basate su evidenze scientifiche. Le nostre risposte dovrebbero essere fondate sulla solidarietà, sul sostegno e sul rispetto dei diritti umani, come ha sottolineato il Commissario per i diritti umani del Consiglio Europeo.

Se da un lato la risposta all’emergenza richiede azioni rapide, queste non devono essere necessariamente affrettate poiché possono avere ripercussioni significative sulla libertà di espressione, sulla privacy e su altri diritti umani—sia in questo momento che nel futuro.

A meno che non siamo in grado di definire chiaramente quali siano i benefici di queste azioni sulla base di prove scientificamente valide, non potremo capire se il danno che stiamo per arrecare alla società con una sorveglianza invasiva sia giustificato.

Dobbiamo evitare l’approccio del “raccolgo tutti i dati ora e penso dopo alle conseguenze” e dobbiamo tenere al centro i principi della minimizzazione dei dati, del consenso informato per i cittadini, dell’importanza di dati scientifici validi, e una valutazione puntuale dell’effettiva necessità di adottare soluzioni invasive per la privacy.

Come sottolinea lo European Data Protection Board nel suo Statement on the processing of personal data in the context of the COVID-19 outbreak, le autorità pubbliche dovrebbero prima cercare di elaborare i dati di localizzazione in modo anonimo e, solo quando ciò non sia possibile, valutare misure diverse. 

Per questo motivo oggi il centro Hermes ha inviato alla Presidenza del Consiglio, al Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, al Ministro dello Sviluppo Economico e al Ministro dell’Università e Ricerca, la richiesta di garantire che tutte le misure di sanità pubblica adottate per contrastare il coronavirus rispettino rigorosamente i diritti fondamentali.

Il centro Hermes invita i Ministri a tenere in considerazioni alcuni principi essenziali per garantire il giusto bilanciamento tra privacy dei cittadini e la loro salute, come ad esempio ridurre al minimo la quantità di dati raccolti, garantire forme robuste di anti-deanonimizzazione dei dati, adottare la massima trasparenza per ogni processo decisionale, stabilire in anticipo tempi certi per le scadenze della raccolta e del trattamento dei dati, e garantire la supervisione da parte della società civile.

Qui è disponibile una copia della lettera inviata.

Maggiori informazioni:

 

Whistleblowing: un impegno comune per recepire e applicare la Direttiva europea. Importante tutelare anche chi sta attorno ai segnalanti, e cioè i media e la società civile

Al via la prima tavola di confronto multistakeholder organizzata da The Good Lobby sul recepimento della direttiva per proteggere chi segnala illeciti sul lavoro

Roma, 12 febbraio 2020 – Si è tenuta ieri la prima tavola di confronto dedicata al recepimento della direttiva sulla protezione delle persone che segnalano violazioni di leggi dell’Unione (2019/1937/UE) organizzata da The Good Lobby – associazione impegnata a rendere più equa, inclusiva e democratica la nostra società in Italia e in Europa attraverso la promozione della partecipazione civica ai processi decisionali.

Erano presenti all’incontro i principali stakeholder nazionali attivi sul tema del whistleblowing, con l’obiettivo di condividere con Governo e Parlamento le loro posizioni sugli elementi di novità e le priorità che la nuova legge di recepimento dovrà contenere, anticipando così le prossime audizioni parlamentari in materia.

La direttiva, che supera in molte previsioni la legislazione italiana corrente (l. 179/2017), è stata approvata dal Parlamento e dal Consiglio dell’Unione Europea il 23 ottobre 2019 e dovrà essere recepita dagli Stati membri, Italia compresa, entro dicembre 2021.

The Good Lobby ha organizzato questo momento di confronto perché ritiene fondamentale avviare da subito un dialogo aperto sul tema, attraverso una discussione trasparente e partecipata in grado di coinvolgere più voci, fra cui quelle della società civile. Il recepimento è infatti un’occasione unica per migliorare la legge italiana in molti punti essenziali.

I rappresentanti istituzionali presenti sono stati: Francesca Businarolo (Presidente Commissione Giustizia della Camera), Franco Mirabelli (membro Commissione Giustizia del Senato) e Maria Casola (Capo del Dipartimento per gli affari di giustizia del Ministero della Giustizia). Ha partecipato ai lavori Nicoletta Parisi consigliera di Anac.

I presenti, oltre a Priscilla Robledo e Federico Anghelé di The Good Lobby, sono stati: Alessia Bausano (Confindustria), Giorgio Fraschini (Transparency International Italia), Yvette Agostini (Hermes center for digital human rights), prof Gustavo Piga (Università di Roma Tor Vergata), l’avv. Alberto Maggi, esperto di problematiche lavoristiche e sindacali, managing partner dello studio Legance Avvocati Associati, il giornalista statunitense Tom Mueller (autore del libro Crisis of conscience uscito a ottobre 2019, ancora inedito in Italia) e l’avv. Giovanni Carotenuto, presidente dell’Associazione Pro Bono Italia.

All’incontro sono state anche invitate le rappresentanze sindacali di CGIL, CISL, UIL e FABI, nonché il Ministero del lavoro che hanno però declinato l’invito. L’incontro è stato ospitato presso lo studio Legance – Avvocati Associati in quanto membro dell’associazione Pro Bono Italia. All’incontro ha partecipato anche il presidente di Pro Bono Italia, avv. Giovanni Carotenuto.

Secondo Priscilla Robledo di The Good Lobby, “la direttiva offre degli standard minimi di protezione comuni a tutta l’Unione; per alcuni stati si tratterà di introdurre ex novo una legge, ma per l’Italia è un’occasione d’oro per migliorare l’attuale legislazione sul whistleblowing. E’ per questo motivo che abbiamo voluto iniziare fin da subito a lavorare sul testo.” The Good Lobby ha concentrato i suoi interventi sull’estensione delle tutele della direttiva alla legge nazionale, e più in generale a segnalazioni che minacciano qualsiasi interesse pubblico,  con l’inclusione del settore della difesa nazionale e delle informazioni classificate; sull’introduzione di obblighi di fornire canali di segnalazione anche ad enti locali con meno di 50 dipendenti o comuni con meno di 10mila abitanti; sulla necessità di prendere in carico segnalazioni anonime, e di prevedere espressamente la tutela della protezione del whistleblower come prevalente su quella del segreto industriale. “Noi riteniamo il whistleblower un fondamentale presidio di legalità nelle aziende e negli enti pubblici. Per questo serve formare manager e dirigenti pubblici per far capire loro che proteggendo i whistleblower si salvaguardano gli interessi della collettività, ma anche quelli del loro datore di lavoro” ha aggiunto Federico Anghelé, direttore di The Good Lobby in Italia.

ANAC, rappresentato dalla consigliera Nicoletta Parisi e dalla dott.ssa Laura Valli, ha evidenziato alcune criticità emerse dall’applicazione della legge 179. Tra esse, la necessità di un miglior coordinamento tra le istituzioni che si occupano di whistleblowing, la previsione di incentivi di tipo reputazionale a favore dei whistleblower, la difficile applicazione della legge quando la segnalazione evidenzia solo il rischio di condotte di disvalore giuridico e non anche la loro commissione, la carenza di “accompagnamento” del segnalante lungo l’intero processo che lo coinvolge e l’importanza del monitoraggio da parte delle istituzioni preposte all’istituto a fini di una migliore applicazione della legge stessa. ANAC ha anche auspicato che il lavoro di trasposizione della Direttiva sia ispirato ai principi cardine della stessa, come la “oggettivazione” delle segnalazioni (ciò che conta sono gli illeciti riportati, non le motivazioni del whistleblower) e la considerazione dell’istituto come espressione del diritto alla libera espressione del pensiero e all’informazione.

L’avv. Alberto Maggi di Legance – Avvocati Associati, sottolinea l’opportunità, in considerazione della complessità della materia e della necessità di perseguire obiettivi di lungo termine in un’ottica di diffusione di una cultura di prevenzione, di adottare ove possibile un approccio graduale che poggi su un solido sistema di interazione e confronto tra i soggetti a vario titolo coinvolti e di meticolosa raccolta dati.

Rileva altresì l’importanza della formazione, del supporto al segnalante e del presidio rigoroso dell’anonimato come fattori chiave per il conseguimento degli obiettivi della direttiva.

Secondo Confindustria, è fondamentale incoraggiare concretamente l’utilizzo degli strumenti interni di denuncia prima di ricorrere a quelli esterni e stabilire sanzioni efficaci per dissuadere il segnalante da divulgazioni false, soprattutto attraverso i mezzi pubblici. Sugli obblighi per il settore privato auspica che non vengano imposti obblighi alle imprese sotto la soglia dei 50 dipendenti, ma eventualmente solo incentivi per l’adeguamento volontario. E’ opportuno, infine, un approfondimento specifico sulla tutela del segnalato per evitare conseguenze pregiudizievoli anche di carattere reputazionale.

Transparency International Italia ritiene che la trasposizione della Direttiva sia un’opportunità per rispondere ad alcune criticità e mancanze della legge 179/2017. Si auspica particolare attenzione affinché tutti gli aspetti siano considerati, in particolare la tutela della riservatezza dei whistleblower, un’estensione delle protezioni, una miglior definizione dei requisiti oggettivi e soggettivi e, non da ultima, la previsione di sanzioni efficaci e proporzionati in caso di violazioni di tutte le parti coinvolte.

Secondo l’Università di Roma Tor Vergata, all’intervento normativo occorre accompagnare politiche educative, di promozione culturale e sociale per rendere lo strumento realmente efficace, senza dimenticare di esaltare l’aspetto della leadership e del buon esempio del leader.

Hermes Center auspica che venga incoraggiata l’adozione di strumenti informatizzati a sorgente aperta che, by design e by default, tutelano i livelli di riservatezza connessi con la raccolta e il trattamento delle segnalazioni, anche anonime. L’adozione del software libero rispetta inoltre la regola sul riuso del software nella Pubblica amministrazione e consente di conseguire minori costi di implementazione.

Secondo Tom Mueller, “negli Stati Uniti si parla del rapporto tra whistleblower e giornalista d’inchiesta già da più di mezzo secolo. Eppure rimane una ‘partnership’ delicata, spesso presa di mira sia dai governi che dalle aziende. A maggior ragione, sono contento che si cominci ora in Italia ad esaminare questa dinamica, così essenziale per una stampa libera ed un pubblico ben informato.”

L’onorevole Francesca Businarolo ha dichiarato che il percorso per l’approvazione della legge italiana è stato positivo e ha menzionato il fondamentale appoggio di Anac e del suo ex presidente Cantone nel corso dei lavori. Ha espresso soddisfazione per la legge italiana, ma altrettanta per i contenuti della direttiva, che ha giudicato molto positivi e inclusivi.

L’onorevole Mirabelli ha dichiarato che “corruzione e reati contro la pubblica amministrazione vanno contrastati prima di tutto con la prevenzione dei reati e il whistleblowing è uno strumento in questa chiave importante.”

Il Ministro della Giustizia, che ha avviato le attività finalizzate alla trasposizione della direttiva, ha espresso apprezzamento per eventi, quale quello odierno che, attraverso il dialogo e l’ascolto di tutti gli stakeholder e dei rappresentanti della società civile, possono contribuire a raggiungere efficaci risultati regolativi, di sintesi ed equilibrio.

Secondo Giovanni Carotenuto di Pro Bono Italia, “è fondamentale stimolare per tempo un dialogo serio e competente tra le istituzioni, le professioni e, in più in generale, la società civile organizzata per giungere alla formulazione di una normativa che segni un reale cambio di passo nell’approccio stesso alla partecipazione – da parte dei soggetti interessati – alla vita di società, enti ed organizzazioni di appartenenza. È, peraltro, pienamente in linea con il nostro scopo di promuovere il volontariato professionale in Italia, per la realizzazione concreta della funzione sociale dell’avvocatura.”

Molte sono state le voci che si sono levate a favore di un cambiamento culturale, e non solo legislativo. Tutti i presenti hanno insistito sull’importanza della formazione: sia dei cittadini e lavoratori segnalanti, sia di chi riceve la segnalazione e deve indagarla guadagnandosi la fiducia del segnalante. Solo con una buona dose di fiducia nello strumento, esso può essere veramente efficace.

I presenti hanno convenuto che la legge italiana è comunque una buona base di partenza, soprattutto alla luce del fatto che due terzi dei paesi europei non hanno alcuna legislazione in materia. The Good Lobby Italia, con il fondamentale aiuto di Pro Bono Italia, continuerà a presidiare i lavori di recepimento mediante il confronto costante e il coinvolgimento attivo di tutti gli stakeholders coinvolti.

 

Copyright: chiediamo più trasparenza nell’implementazione delle linee guida

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Oggi Hermes si è unita ad altre 41 organizzazioni per i diritti fondamentali e digitali, la comunità della conoscenza e le organizzazioni degli utenti, per chiedere maggiore trasparenza durante l’implementazione della direttiva UE sul diritto d’autore. 

In particolare, la lettera aperta chiede alla Commissione Europea di pubblicare qualsiasi progetto di linee guida, non appena disponibile, e di includere le preoccupazioni sollevate dalle organizzazioni firmatarie durante i dialoghi tra le parti interessate organizzati dalla Commissione Europea per l’attuazione della Direttiva sul diritto d’autore.

L’articolo 17 della direttiva sul diritto d’autore (in precedenza articolo 13) disciplina il nuovo regime di responsabilità delle piattaforme online, i filtri di caricamento e gli accordi tra i proprietari dei diritti d’autore e le piattaforme online. L’articolo 17 incarica inoltre la Commissione Europea di organizzare dialoghi con le parti interessate per discutere le migliori pratiche di cooperazione tra le piattaforme online e i titolari dei diritti d’autore.

La lettera aperta invita la Commissione, nello spirito di una migliore regolamentazione e trasparenza, a condividere il progetto di linee guida con i partecipanti ai dialoghi tra le parti interessate e il pubblico in generale. Lo scopo della consultazione dovrebbe essere quello di ottenere un feedback sulla possibilità di migliorare ulteriormente le linee guida e di garantire che queste aiutino i processi nazionali di attuazione a rispettare la Carta dei diritti fondamentali.

Pertanto, abbiamo chiesto alla Commissione di garantire che le linee guida non costituiscano la fase finale del dialogo, bensì una parte della discussione.

Qui è possibile leggere la lettera inviata.

Qui è possibile trovare ulteriori informazioni sui dialoghi con gli stakeholder.

Unitevi all’Action Week nella settimana decisiva contro l’Articolo 13

Il voto finale sulla Direttiva Copyright nella plenaria del Parlamento Europeo è previsto fra i giorni 26 e 28 marzo. Un punto cruciale che solleva enormi preoccupazioni è l’Articolo 13. L’articolo prevede una modifica della responsabilità delle piattaforme che indurrà necessariamente l’introduzione di filtri per i contenuti caricati dagli utenti per un gran numero di piattaforme online. Il testo dell’articolo 13 proposto, e su cui il Parlamento voterà, è il peggiore che abbiamo visto fino ad ora.

Le proteste pubbliche contro l’Articolo 13 hanno raggiunto un picco storico con circa 5 milioni di persone che hanno firmato una petizione online, e migliaia di telefonate, tweet, ed email sono stati inviati ai membri del Parlamento Europeo. Malgrado le dimensioni delle proteste, i legislatori non hanno voluto affrontare i problemi e rimuovere i filtri per gli upload dalla direttiva proposta.

Unisciti alla Action Week (20 marzo – 27 marzo) organizzata dalla comunità per l’internet libera e diffondi il messaggio #SaveYoutInternet! Mandiamo ai nostri rappresentanti un messaggio forte e chiaro: “Schieratevi dalla parte dei cittadini e dite NO ai filtri di caricamento!”

20 marzo — Azione!

Diamo inizio alla settimana di azione! Avete convinto i vostri rappresentanti a promettere di opporsi alla “macchina della censura” durante il voto in plenaria? Avete contattato le redazioni delle testate giornalistiche del vostro paese per spiegare perché si tratta di una pessima proposta? Avete detto al vostro amico appassionato di meme che potrebbe vederli scomparire sotto i suoi occhi? Se hai risposto no a una delle precedenti domande…. È ORA DI FARE QUALCOSA!

21 marzo — Giorno del blackout di internet

Diversi siti web stanno pianificando un blackout per questo giorno. Wikimedia Germania è uno di questi. Il tuo sito web potenzialmente ospita contenuti protetti da copyright e pertanto è a rischio di dover introdurre dei filtri di caricamento? Unisciti alla protesta!
#321EUOfflineDay

23 marzo — Proteste in tutta Europa

Nelle scorse settimane migliaia di cittadini hanno manifestato per le strade. Le proteste non sono state scalfite dalle insinuazioni della Commissione Europea secondo cui #SaveYourInternet è un movimento gestito da bot, dalle comunicazioni ingannevoli del Parlamento Europeo, e dai tentativi vigliacchi di accelerare il vote finale anticipandolo rispetto al calendario previsto originariamente. Il 23 marzo sarà un giorno di protesta generale — qui puoi consultare una mappa delle proteste previste. Mostra il tuo impegno per i valori democratici dell’Europa e com’è il coinvolgimento positivo dei cittadini!
#Article13Demo #Artikel13Demo

24-28 marzo — Attivisti in viaggio per incontrare gli europarlamentari

Un gruppo di attivisti dei diversi stati europei si recherà a Strasburgo e Bruxelles per discutere con i propri rappresentanti politici.
#SaveYourInternet

È fondamentale riuscire a contattare i propri europarlamentari e spiegare loro le nostre preoccupazioni in ogni giorno della Action Week. Sia che tu possa recarti direttamente a Strasburgo o che tu possa telefonare, o semplicemente aumentare l’attenzione sul tema nella tua comunità — tutto può fare la differenza. In questa battaglia non siamo soli: luminari di internet, il Rappresentante Speciale per la libertà d’espressione dell’ONU, organizzazioni della società civile, programmatori, e accademici si sono opposti all’Articolo 13!

Dobbiamo fermare questa macchina della censura e lavorare insieme per creare un’Unione Europea migliore! Potete contare su di noi! Possiamo contare su di voi?

Per maggiori informazioni

Save Your Internet Campaign website
https://saveyourinternet.eu/

Pledge 2019 Campaign Website
https://pledge2019.eu/en

Upload Filters: history and next steps (20.02.2019)
https://edri.org/upload-filters-status-of-the-copyright-discussions-and-next-steps

È ora di chiamare i nostri parlamentari per bloccare l’articolo 13 della direttiva copyright

Il Centro Hermes annuncia il proprio supporto alla campagna Pledge2019.eu, gestita dall’organizzazione austriaca epicenter.works e supportata da altre organizzazioni che fanno parte della rete EDRi.

Pledge2019.eu consente agli elettori di tutti gli Stati membri dell’UE di chiamare i propri rappresentanti gratuitamente e convincerli a impegnarsi a rifiutare i filtri di caricamento inclusi nell’articolo 13 della controversa proposta di direttiva sul copyright dell’UE.

I cittadini sono incoraggiati a considerare anche la posizione dei parlamentari sull’articolo 13 quando si troveranno poi a votare nelle elezioni del Parlamento europeo di maggio 2019.

I cittadini europei hanno già espresso opposizione ai filtri di caricamento in modo chiaro in una petizione che si sta avvicinando a un record di cinque milioni di firme. Tuttavia, un rumor che circola a Bruxelles liquida questi stessi cittadini indicandoli come “bot”. È per questo che è necessario consentire agli elettori di parlare direttamente con i propri rappresentanti, togliendo ogni dubbio sul fatto che siano reali, come reali sono i rischi dell’articolo 13.

Nei giorni scorsi c’erano state voci relative all’idea di anticipare il voto sulla direttiva copyright a settimana prossima. Questo tipo di richiesta si spiega solo come un tentativo di evitare ulteriori dibattiti e la partecipazione dei cittadini interessati prima del voto. Al momento il pericolo sembra scampato e le votazioni non saranno anticipate.

La direttiva copyright introduce una responsabilità diretta per le piattaforme e ciò porterà sicuramente a un eccesso di zelo da parte delle stesse: per evitare ad ogni costo controversie legali implementeranno filtri automatizzati che analizzano ogni contenuto video, articolo, meme o audio prima che sia pubblicato online.

Il Parlamento europeo, a soli 2 mesi dalle elezioni Europee di maggio, deve garantire di aver ascoltato le più di 70 figure chiave di Internet, il Relatore Speciale sulla libertà di espressione delle Nazioni Unite, le ONG, i programmatori e gli accademici e opporsi ai filtri dei contenuti nella Direttiva sul Copyright.

Siamo vicinissimi alla possibilità di eliminare i filtri di caricamento e ottenere una direttiva sul copyright più equilibrata. Al momento, 95 europarlamentari provenienti dai diversi schieramenti politici e da 22 stati europei hanno già manifestato la propria opposizione all’Articolo 13.

Contattare telefonicamente i nostri europarlamentari usando Pledge2019.eu richiede pochissimo tempo e si dimostra il metodo più efficace.

I cittadini devono alzare la voce per l’ultima volta e usare le elezioni europee di maggio per gridare democraticamente all’unisono #SaveYourInternet.