Regolamento sui contenuti terroristici: associazioni per i diritti civili sollevano preoccupazioni importanti

Lo scorso 4 dicembre 2018, il centro Hermes si è unito a una coalizione di 31 organizzazioni della società civile che hanno pubblicato una lettera per sollevare una serie di preoccupazioni riguardo alla proposta di regolamento per impedire la diffusione di contenuti terroristici online.

Mentre le organizzazioni firmatarie sostengono la lotta contro il terrorismo come un obiettivo importante e legittimo per i responsabili delle politiche pubbliche, le misure contenute nel regolamento rischiano un’arbitrarietà squilibrata che va contro la necessità di salvaguardare le libertà civili. In particolare:

  • Le definizioni contenute nella proposta sono troppo ampie e dovrebbero essere allineate all’attuale direttiva sul terrorismo.
  • Le misure proattive proposte non sono trasparenti e mancano di responsabilità.
  • Le “autorità competenti” che avranno il diritto di emettere ordini di ritiro devono essere chiaramente definite per garantire la loro indipendenza.
  • Il sistema di segnalazioni proposto rischia di indebolire lo stato di diritto attraverso i vaghi termini di servizio delle aziende digitali.

Poiché il regolamento allo stato attuale rischia di compromettere seriamente il quadro dei diritti fondamentali dell’UE, Hermes si unisce a EDRi e alle organizzazioni firmatarie nel richiedere una profonda riforma della proposta.

 

Per maggiori informazioni:

Terrorist content regulation – prior authorisation for all uploads? (21.11.2018) https://edri.org/terrorist-content-regulation-prior-authorisation-for-all-uploads/

EU’s flawed arguments on terrorist content give big tech more power (24.10.2018) https://edri.org/eus-flawed-arguments-on-terrorist-content-give-big-tech-more-power/

Joint Press Release: EU Terrorism Regulation – an EU election tactic (12.09.2018) https://edri.org/press-release-eu-terrorism-regulation-an-eu-election-tactic/

EU Parliament’s anti-terrorism draft Report raises major concerns (10.10.2018) https://edri.org/eu-parliaments-anti-terrorism-draft-report-raises-major-concerns/

15 novembre 2018: un anno dall’approvazione della legge sul whistleblowing in Italia

E’ passato un anno dal 15 novembre 2017, data nella quale è stata finalmente approvata la legge sul whistleblowing (n. 179/2017) a tutela di coloro che decidono di segnalare un caso di corruzione sul posto di lavoro.

Il software GlobaLeaks, libero ed open source, è sin dal 2014 utilizzato nel progetto ALAC – Allerta Anticorruzione di Transparency International Italia, al fianco dei whistleblower italiani e a contrasto dei fenomeni corruttivi di cui questi ultimi possono essere vittime o testimoni.

WhistleblowingPA

Dal 1° ottobre 2018, in collaborazione con Transparency International Italia, il Centro Hermes ha lanciato la piattaforma WhistleblowingPA, creata appositamente per facilitare l’iniziativa di whistleblowing all’interno della Pubblica Amministrazione.

Il questionario a disposizione delle PA è appositamente studiato per il contrasto alle attività corruttive, ed è conforme alla normativa n. 179/2017 legge che disciplina il whistleblowing in Italia.

 

Attiva gratuitamente il sito di whistleblowing per il tuo ente su https://www.whistleblowing.it e partecipa alla comunità di Responsabili per la Prevenzione della Corruzione (RPC) sul Forum https://forum.whistleblowing.it.

 

Perchè utilizzare un software in riuso e open source?

Il rapporto tra GlobaLeaks e Transparency Italia

Data Retention: Hermes Center si unisce ad oltre 60 ONG nell’invio di denunce contro la conservazione illegale di dati

Denunce massive contro la conservazione illegale di dati

 

Il 25 giugno 2018, il centro Hermes si è unito a oltre sessanta ONG, reti comunitarie, accademici e attivisti nell’invio di una lettera aperta congiunta alla Commissione europea, insieme a varie denunce contro la politica di conservazione dei dati degli Stati membri dell’UE.

 

Qual è il rischio?
La “conservazione generalizzata dei dati” si riferisce all’obbligo per i fornitori di servizi di telecomunicazione (telefono e servizi Internet) di conservare i dati sul traffico (numeri chiamati, indirizzi IP, dati di posizione, identità) di tutti i loro utenti per diversi mesi o anni (a seconda di ogni legge nazionale). Tale conservazione si applica a tutti gli utenti, comprese le persone che non sono sospettate di alcun crimine o illecito.

Diciassette Stati all’interno dell’Unione europea prevedono tale conservazione generalizzata dei dati.

In Italia ci troviamo di fronte alla conservazione indiscriminata di tali dati per la durata di 6 anni.

 

In che modo contrasta con il diritto dell’Unione europea?
La Corte di giustizia dell’Unione europea ha chiaramente stabilito che una conservazione dei dati così generale e indiscriminata è contraria al diritto alla privacy, alla protezione dei dati personali nonché alla libertà di parola e di informazione, tutelati dalla Carta UE di diritti fondamentali.

Secondo la Corte, tali misure di sorveglianza di massa non sono accettabili.

 

Qual è il nostro obiettivo?
La legge europea non è solo più favorevole per i nostri diritti e le nostre libertà: supera anche le leggi nazionali. Vogliamo che venga applicata affinché i 17 Stati membri che attualmente violano il diritto dell’UE debbano cambiare le loro politiche.

A tal fine, Hermes Center si è unita alle altre organizzazioni nell’inviare le denunce alla Commissione europea. In questo modo, invitiamo la Commissione a indagare e, eventualmente, a portare questi Stati davanti alla Corte di giustizia. In questo modo, ognuno di essi può essere sanzionato per la sua violazione del diritto dell’UE. Per presentare la nostra azione, alleghiamo a tali denunce una lettera aperta comune sostenuta da più di 60 firmatari in 19 Stati membri, che sarà anche inviata alla Commissione europea.

 

 

Come puoi aiutare?
Anche tu puoi inviare un reclamo alla Commissione europea! Devi solo inserire le informazioni di contatto nel modello per il tuo paese e inviarlo a questo indirizzo: SG-PLAINTES@ec.europa.eu

Fare ciò non è rischioso ed è anche gratuito. Questa procedura di reclamo è accessibile a tutti.

I legislatori europei vogliono governare internet con filtri tutt’altro che perfetti: serve il tuo intervento!

I legislatori europei stanno lavorando al più grande filtro internet mai visto. Un filtro deciderà quali dei tuoi upload saranno visibili al resto del mondo e quali no. Ma questi filtri spesso sbagliano. L’europarlamentare Julia Reda ha pubblicato alcuni esempi di filtri che sbagliano. Ecco alcuni esempi.

 

Il filtro sul copyright blocca le lezioni sul … copyright

Nella registrazione di una lezione sul copyright della Harvard Law School, il professore fa ascoltare qualche secondo di un brano di Jimi Hendrix. Ciò è perfettamente legale, il diritto d’autore prevede alcune eccezioni che consentono di utilizzare materiale sotto copyright per scopi educativi. Ma il filtro di YouTube non è stato capace di valutare il contesto e quindi ha detto no. Morale della storia? I filtri non riconoscono le eccezioni.

Link: https://torrentfreak.com/youtube-copyright-complaint-kills-harvard-professors-copyright-lecture-160217/

 

Il filtro accusa la NASA di pubblicare filmati appartenenti alla NASA

Tutti i filmati pubblicati dalla NASA sono di pubblico dominio, ovvero chiunque può utilizzarli. Alcune emittenti televisive hanno utilizzato le immagini nei loro programmi, che sono sistematicamente protetti da copyright. Analizzando il filmato gli algoritmi di tutela del copyright hanno individuato il filmato della NASA e hanno concluso che la NASA stava violando il copyright dell’emittente televisiva. Ovviamente il problema è stato risolto velocemente, ma non prima che il filmato della NASA venisse bloccato. Morale della storia? I filtri non riescono a gestire il “pubblico dominio”.

Link: https://www.techdirt.com/articles/20120808/12301619967/how-googles-contentid-system-fails-fair-use-public-domain.shtml

 

Il filtro analizza i filmati che documentano crimini di guerra, ma non li riconosce tali

Le piattaforme social media non amano esporre i propri utenti a contenuti che potrebbero farli sentire a disagio. YouTube ad esempio utilizza un filtro per individuare “materiale estremistico”. Il risultato? Decine di migliaia di video che documentano crimini di guerra in Siria sono stati bloccati. Improvvisamente la guerra appare molto meno atroce. Tutto questo perché il filtro non riesce a distinguere tra filmati che documentano qualcosa e filmati che promuovono qualcosa. Morale della storia? I filtri non comprendono il contesto.

Link: https://www.nytimes.com/2017/08/22/world/middleeast/syria-youtube-videos-isis.html

 

In breve: i filtri sbagliano. Non possiamo avere filtri internet che controllano la nostra libertà di espressione. Non sarebbe una storia a lieto fine per i cittadini. Dobbiamo essere certi che i legislatori europei lo comprendano.

 

Cosa puoi fare?

Manda un tweet o una email a chi ti rappresenta nella commissione JURI. Domani, 20 giugno, verrà presa una decisione sui filtri per l’upload. Usa gli hashtag #CensorshipMachine e #filterfail e fai sapere a chi ti rappresenta che sei contro i filtri di upload (articolo 13). I nostri europarlamentari sono:

 

Nome e id Twitter Gruppo politico EU    Partito nazionale
Laura Ferrara (Vice-Chair)

@LFerraraM5S

  EFDD Movimento 5 Stelle (M5S)
Enrico Gasbarra

@enricogasbarra

  S&D Partito Democratico (PD)
Isabella Adinolfi*

@Isa_Adinolfi

  EFDD Movimento 5 Stelle (M5S)
Mario Borghezio*

n/a

  ENF Lega Nord (LN)
Sergio Gaetano Cofferati*

@Cofferati

  S&D
Stefano Maullu*

@stefanomaullu

  EPP Forza Italia (FI)

 

Abbiamo preparato alcuni tweet per ispirarti, ma sentiti libero di scrivere il tuo.

  • .@MEP Difendi la nostra libertà di espressione online. Opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.
  • .@MEP Difendi la nostra privacy online. Opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.
  • .@MEP Fai vedere che hai a cuore la privacy e la libertà di espressione dei cittadini & opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.”
  • .@MEP I filtri internet non funzionano. Opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.

Il filtro internet europeo distruggerà la tua libertà di espressione: serve il tuo intervento!

I legislatori europei stanno lavorando per imporre il più grande filtro internet mai visto. Un algoritmo deciderà quali dei tuoi upload saranno visibili al resto del mondo e quali no. È in questo modo che il filtro internet ti priverà della tua libertà di espressione.

 

I filtri non funzionano

Innanzi tutto: i filtri funzionano veramente male nel riconoscere i contenuti. Ci sono tantissimi esempi: il materiale scolastico di un insegnante che è stato bloccato, le immagini dell’atterraggio su Marte della NASA che sono state inavvertitamente messe nella blacklist, o le decine di migliaia di video che documentano crimini di guerra in Siria che sono stati cancellati dal filtro di YouTube. I filtri automatici filtrano sia troppo, bloccando contenuti che sarebbero dovuti passare, che troppo poco, lasciando passare ciò che dovrebbe essere bloccato.

 

Non puoi combattere le violazioni del copyright con i filtri automatici

I filtri internet sono stati proposti per contrastare le violazioni del copyright. Ma il copyright è troppo complesso per un tipo di soluzione così semplicistica. Per esempio: talvolta è perfettamente legale usare materiale protetto da copyright in una citazione o in una parodia. E a volte no. Spesso non è per nulla chiaro se qualcosa è permesso o meno, e il caso deve essere valutato in tribunale in modo che un giudice possa decidere. Nessuno vorrebbe affidare questo tipo di problemi a un filtro automatico.

 

I filtri sono soggetti a deriva delle funzionalità

Nel lungo termine non sarà più solo una questione di copyright. Se si lascerà decidere ai legislatori, il filtro internet potrà essere impiegato per bloccare la condivisione di video da parte di terroristi o per zittire opinioni politiche indesiderate. La Spagna ad esempio utilizza un filtro internet per contrastare i siti di gioco d’azzardo illegali, lo stesso filtro che è stato impiegato per tentare di fermare il referendum catalano.

 

In breve: se non agiamo subito, i politici si accorderanno su norme che impatteranno pesantemente sulla libertà di espressione.

 

Cosa puoi fare?

Le prossime settimane sono cruciali! Manda un tweet o una email a chi ti rappresenta nella commissione JURI. Il 20 giugno verrà presa una decisione sui filtri per l’upload. Usa gli hashtag #CensorshipMachine e #filterfail e fai sapere a chi ti rappresenta che sei contro i filtri di upload (articolo 13). I nostri europarlamentari sono:

 

Nome e id Twitter Gruppo politico EU    Partito nazionale
Laura Ferrara (Vice-Chair)

@LFerraraM5S

  EFDD Movimento 5 Stelle (M5S)
Enrico Gasbarra

@enricogasbarra

  S&D Partito Democratico (PD)
Isabella Adinolfi*

@Isa_Adinolfi

  EFDD Movimento 5 Stelle (M5S)
Mario Borghezio*

n/a

  ENF Lega Nord (LN)
Sergio Gaetano Cofferati*

@Cofferati

  S&D
Stefano Maullu*

@stefanomaullu

  EPP Forza Italia (FI)

 

Abbiamo preparato alcuni tweet per ispirarti, ma sentiti libero di scrivere il tuo.

  • .@MEP Difendi la nostra libertà di espressione online. Opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.
  • .@MEP Difendi la nostra privacy online. Opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.
  • .@MEP Fai vedere che hai a cuore la privacy e la libertà di espressione dei cittadini & opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.”
  • .@MEP I filtri internet non funzionano. Opponiti alla #censorshipmachine nella #copyright Directive proposal.