Approvato il regolamento sull’intelligenza artificiale al Parlamento Europeo. Bene il divieto di riconoscimento biometrico, ma andrebbe esteso anche ai migranti.

14 giu – Hermes Center, The Good Lobby Italia e info.nodes, le organizzazioni che hanno lanciato la campagna #DontSpyEU, si dichiarano complessivamente soddisfatte del testo dell’AI Act appena approvato dal Parlamento Europeo.

Il regolamento sull’intelligenza artificiale, che dovrebbe entrare in vigore l’anno prossimo, prevede il divieto di utilizzare i sistemi di riconoscimento biometrico negli spazi pubblici urbani. Il voto in plenaria di questa mattina ha infatti bloccato le istanze contrarie al divieto di EPP, ECR e ID, accogliendo invece le richieste di molte organizzazioni europee per la tutela dei diritti digitali.

L’impiego dei sistemi di riconoscimento biometrico nei luoghi pubblici presenta risvolti pericolosi e antidemocratici, come evidenzia la campagna #DontSpyEU, che consente provocatoriamente di applicare algoritmi di riconoscimento sui volti degli europarlamentari e diffondere i risultati ottenuti al fine di sensibilizzare il pubblico sui rischi di queste tecnologie, a partire proprio dei decisori che sono chiamati a decidere in materia.

La vittoria di oggi a Strasburgo è tuttavia da considerarsi parziale: non sono state infatti aggiunte alcune clausole importanti. Con il testo confermato oggi, l’AI Act non tutela gli individui «in transito» ai confini europei dall’invasività delle tecnologie di videosorveglianza biometrica. Gli europarlamentari avevano l’occasione di includere all’interno della «categoria protetta» anche migranti, profughi e richiedenti asilo, ma hanno deciso di non farlo. La stessa Amnesty si dichiara insoddisfatta della scelta in un tweet di oggi pomeriggio.

C’è di più: sebbene i sistemi di riconoscimento facciale siano stati dichiarati ancora una volta illegali negli spazi pubblici, le forze dell’ordine avrebbero comunque accesso, sotto approvazione giudiziaria, alle registrazioni delle telecamere di sorveglianza. Ciò potrà avvenire soltanto nel caso di «gravi crimini», ma l’abuso di tali strumenti rimane un rischio che i cittadini europei – e non solo – non dovrebbero correre.

Come sottolinea Claudio Agosti, attivista e membro di Hermes Center «Siamo contenti che il Parlamento abbia deciso di vietare i sistemi di riconoscimento biometrico negli spazi pubblici, ma riteniamo inaccettabile che i migranti siano stati volutamente esclusi dalle tutele».

Anche per Davide Del Monte, presidente di info.nodes «l’esclusione dei migranti dalle tutele poste dall’AI Act è un fatto molto grave: la stessa Europa che vuole promuovere i valori universali di inclusività, solidarietà e giustizia sociale non può differenziare tra esseri umani di serie A, da tutelare, e altri di serie B, su cui testare tecnologie lesive di quelli che, giustamente, ritiene diritti fondamentali».

Martina Turola di The Good Lobby Italia aggiunge: «il Parlamento europeo con il suo voto di oggi ha mandato un segnale chiaro all’Italia e a tutti i Paesi che pianificano di investire risorse pubbliche in sistemi dalla dubbia efficacia e potenzialmente lesivi dei diritti dei cittadini. Se, come ci auguriamo, le disposizioni contenute nel regolamento sull’intelligenza artificiale approvato oggi verranno mantenute anche dopo il Trilogo, sistemi di polizia predittiva come quello su cui sta lavorando il Dipartimento di Pubblica sicurezza del Ministero dell’Interno potrebbero diventare illegali fra un anno. Chiediamo quindi al Governo e al Ministero di allinearsi alla direzione presa dall’Unione europea, onde evitare di sprecare risorse che potrebbero essere investite per progetti di vero interesse pubblico».

È importante anche ricordare che l’Unione Europea è pronta a lanciare Itflows, il software che impiega l’intelligenza artificiale per prevedere i flussi migratori. Il progetto sostenuto con i fondi di Horizon 2020, ha degli elevati profili di rischio, come evidenziato, tra gli altri, anche da Access Now.

Fare pressione sulle istituzioni per allargare e rafforzare le tutele è ancora possibile, in vista del Trilogo che seguirà l’approvazione. La campagna #DontSpyEU offre la possibilità di sensibilizzare sul tema sia i privati cittadini che i diretti interessati, ovvero parlamentari, ministri e rappresentanti delle istituzioni europee che prenderanno parte alle prossime negoziazioni.