Riconoscimento facciale: il divieto nei luoghi pubblici durerà fino al 2025. Preoccupano le eccezioni

I diritti digitali dei cittadini italiani verranno rispettati, almeno per quanto riguarda la sorveglianza attiva: il divieto delle tecnologie di riconoscimento facciale sarà infatti prolungato per i prossimi due anni (fino al 31/12/2025). Il riconoscimento facciale era già vietato in Italia dalla fine del 2021, grazie ad una moratoria che prevedeva una “sospensione” dell’utilizzo di questi sistemi negli spazi pubblici fino al 31 dicembre 2023, nell’attesa che l’Unione Europea arrivasse a un accordo ben definito in materia.

Adesso però è ufficiale: l’emendamento (decreto legge 51 del 2023) presentato alla Camera dai deputati PD Marianna Madia, Lia Quartapelle e Filiberto Zaratti è stato votato dalla maggioranza nella giornata di giovedì 22 giugno. L’Italia sembra comprendere i rischi associati all’impiego delle tecnologie di riconoscimento biometrico nei luoghi pubblici urbani, anche se la moratoria attuale prevede delle preoccupanti eccezioni.

Infatti, se è vero che le amministrazioni comunali sono soggette al via libera del Garante della Privacy, lo stesso non si può dire delle autorità giudiziarie (stando a un inciso del comma 12 della legge). Cosa succederebbe se le suddette autorità decidessero quindi di installare telecamere di videosorveglianza biometrica in una piazza, ad esempio? Le implicazioni sono molteplici.

Laura Carrer, del board della nostra associazione, aveva già provato a rispondere alla domanda su Wired:

«Stando alla moratoria attuale, un pm potrebbe richiedere l’impiego di un sistema di riconoscimento facciale per verificare l’identità di alcune persone che si incontrano con un indagato mentre è in una piazza pubblica, dove transitano centinaia di persone estranee all’indagine, ma i cui dati biometrici vengono raccolti e analizzati».

Wired Italia, 06.12.2021

Tecnologie di questo tipo sono già utilizzate in alcuni Stati extraeuropei, tra cui Cina e Iran. Negli ultimi anni, i cittadini di questi e altri Paesi hanno potuto sperimentare sulla propria pelle l’invasività e la pericolosità della videosorveglianza di massa. Si va dal cosiddetto chilling effect, che impedisce all’individuo che sa di essere controllato di esprimersi liberamente, all’arresto vero e proprio di coloro che vengono filmati in atteggiamenti illeciti – in Iran, le donne che non indossano il velo, per esempio. Va da sé che anche la libertà di aggregazione e quindi di manifestazione verrebbero minacciate.

Noi, assieme a Edri – European Digital Rights e alla coalizione Reclaim Your Face, continuiamo a batterci per un divieto assoluto dei sistemi di riconoscimento biometrico, senza eccezioni. Nel frattempo, ci auguriamo che anche a livello europeo con l’AI Act, il regolamento sull’intelligenza artificiale, vengano prese decisioni a tutela della libertà del cittadino.