Le richieste FOIA sul Voto Elettronico Lombardia 2017

In Ottobre 2017 il Referendum consultivo autonomia della Regione Lombardia è stato effettuato attraverso l’impiego di macchinari di voto elettronico prodotti dalla azienda Venezuelana SmartMatic.

Il voto elettronico è pericoloso, già bandito poiché incostituzionale in Germania e bloccato dal Governo Olandese, ha visto in questa iniziativa della Regione scarsa trasparenza.

Per tale ragione abbiamo effettuato molteplici richieste di accesso civico generalizzato (FOIA) che riportiamo in seguito.

01.08.2017: Accesso ai documenti di bando di gara

La risposta è parziale, esplicitando la volontà di non condividere informazioni inerenti la sicurezza del sistema, poiché potrebbe metterla a repentaglio.

Tale affermazione è un pericolosissimo atteggiamento di opacità, contrario ai più basilari principi scientifici di sicurezza informatica, che richiedono invece trasparenza completa del sistema affinché sia soggetto al maggior numero di revisioni pubbliche.

 

Tuttavia, gli allegati forniti sono i seguenti:

21.10.2017: Accesso ai registri informatici (files) contenenti i dati di voto

Abbiamo richiesto l’accesso ai files generate dai macchinari di voto elettronico affinché sia possibile una analisi indipendente dello scrutinio, esigenza democratica di base.

RIGETTO ALLA RICHIESTA DI OTTENERE I FILE CON I VOTI ELETTRONICI

21.10.2017: Accesso a specifiche tecniche e risultati di test di sicurezza

La Regione Lombardia, anziché rendere tutto trasparente assoggettando l’intero processo e tecnologia a revisione pubblica scientifica (“peer review”) ha commissionato un lavoro di appena 5 giorni di consulenza a una società di sicurezza informatica, Emaze SpA, e ha reso noto esclusivamente il report di sintesi e non il report di analisi completo.

21.10.2017: Registro con tutte le richieste di assistenza eseguite dalla società BVTech SpA

Al fine di rendersi conto delle effettive dinamiche operative di esecuzione della commessa, nonché delle problematiche affrontate e della efficienza operativa complessiva, abbiamo richiesto il registro di tutte le richieste di assistenza ricevute dalla società BVTech SpA, sub-fornitore della SmartMatic per erogare servizi di HelpDesk ai tecnici e digital assistant prima e durante le operazioni di voto.

NEGATO MA RICHIESTO NUOVAMENTE IN DATA 25.02.2018

23.10.2017: Documenti inerenti le condizioni economiche complete e dettagliate dell’aggiudicatario e dei suoi sub-fornitori (Wincor Nixdorf Srl, BV Tech SpA, Jet Air Service SpA, Ernest & Young Financial Business Advisors SpA)

Attualmente non è noto quali siano i budget allocati ai diversi sub-fornitori che partecipano al bando di gara, ed è necessario conoscere quali siano gli effettivi ricavi di tutti i partecipanti, obiettivo di questa richiesta.

UPDATE 21.11.2017: Riceviamo risposta parziale con altri documenti che pubblichiamo in seguito:

  1. BV-Tech SpA – 774.863,34 euro
    1. Contratto Sub Appalto
    2. Second Ammendment al Contratto Subappalto
    3. Estensione al Contratto di Subappalto
    4. Calcoli Budget BVTech
  2. Diebold Niexdorf 2.895.000,00 euro
    1. Contratto Sub Appalto
    2. Offerta con importo
    3. Contratto Sub Appalto Firmato
    4. Amendment al Contratto
  3. Jas – Jet Air Service
    1. Contratto Sub Appalto
    2. Secondo Amendment al Contratto
    3. Amendment al Contratto

Procederemo ad effettuare ulteriori richieste per portare trasparenza nel sistema, aggiorneremo in questa pagina tutte le richieste effettuate agli enti preposti.

Chiediamo all’Europa di mettere fine al tracking online

Contatta i Membri del Parlamento Europeo per proteggere la tua privacy

L’Unione Europea sta per cambiare le norme che proteggono la nostra privacy. Questa settimana contatta direttamente i tuoi rappresentanti nel Parlamento Europeo per chiedere di proteggere i tuoi diritti. Questi sono i 3 punti cruciali del nuovo regolamento e-Privacy:

Sbarazzarsi dei cookies

Quando navighiamo su internet dobbiamo spesso dare il nostro consenso ad essere tracciati. Se non accettiamo i cookies ci viene negato l’accesso ai siti web. Tutto questo è assurdo. I cittadini dovrebbero avere il diritto di utilizzare internet senza dover essere tracciati attraverso i diversi siti web.

Rendere la privacy un’impostazione predefinita

Le impostazioni che garantiscono la massima protezione per la privacy nei browser e nelle applicazioni devono essere attive di default.

Non lasciare vuoti legislativi

I siti possono raccogliere dati per l’analisi web senza richiedere il consenso. La proposta contiene attualmente una scappatoia che consentirebbe a terzi di utilizzare questa eccezione. I membri del Parlamento dovrebbero spingere per una definizione più specifica per sbarazzarsi di questa scappatoia.

Che cosa puoi fare per aiutare:

Contatta o manda un tweet ai rappresentanti che fanno parte del comitato LIBE che decideranno sul destino della nostra privacy. Questi sono i loro contatti:

Caterina CHINNICI S&D @CaterinaChinnic
Laura FERRARA EFD @LFerraraM5S
Lorenzo FONTANA ENF @Fontana3Lorenzo
Cécile Kashetu KYENGE S&D @ckyenge
Barbara MATERA EPP
Alessandra MUSSOLINI EPP @Ale_Mussolini_
Fabio Massimo CASTALDO EFD @FMCastaldo
Ignazio CORRAO EFD @ignaziocorrao
Salvatore Domenico POGLIESE EPP @SalvoPogliese
Elly SCHLEIN S&D @ellyesse
Barbara SPINELLI GUE/NGL
Daniele VIOTTI S&D @danieleviotti

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Per saperne di più:
https://edri.org/dear-meps-we-need-you-to-protect-our-privacy-online/
https://eprivacy.laquadrature.net/en/
https://bof.nl/2017/10/10/ask-the-eu-to-protect-your-privacy/

Appello del Centro Hermes ad ANAC per la Tecnologia di Whistleblowing open-source

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Introduzione

Il Centro Hermes intende con questo appello richiamare l’attenzione di ANAC su aspetti di carattere strategico e organizzativo relativi alle modalità di sviluppo, adozione e redistribuzione del suo progetto di software anticorruzione di whistleblowing digitale open-source.

Si ritiene che ANAC abbia impostato la governance relativa allo sviluppo del progetto di Whistleblowing Digitale in modo tale da non riuscire a portare a pieno compimento l’ambizioso obiettivo di redistribuzione di software anticorruzione omogeneo e gratuito a tutte le articolazioni della Pubblica Amministrazione italiana, trovandosi quindi di fronte ad un elevato rischio di fallimento della strategia di riuso.

A nostro avviso ANAC dovrebbe richiedere, all’interno del quadro istituzionale, il supporto dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AgID) e del Team per la Trasformazione Digitale, al fine di indirizzare il progetto verso una dinamica gestionale del tutto orientata ai principi di Developers Italia, la Comunità Italiana degli sviluppatori di servizi pubblici.

Il Centro Hermes mette a tal fine a disposizione le proprie competenze ed esperienze interamente pro-bono, articolando nel seguente appello quelli che ritiene siano i principali ambiti di intervento strategico ed esecutivo che ANAC dovrebbe auspicabilmente fare propri:

  • Sviluppare una visione strategica sull’uso della tecnologia nel contrasto alla corruzione
  • Gestione corretta dei requisiti di un software open-source
  • Realizzazione di un piano di sviluppo comunitario open-source
  • Rimediare alle problematiche di sicurezza informatica introdotte

Premessa sul contesto evolutivo del progetto

Per contestualizzare gli ambiti strategici ed esecutivi proposti è necessario fornire una premessa al contesto evolutivo del progetto di whistleblowing digitale.

Il Centro Hermes sviluppa dal 2012 un software di whistleblowing open-source denominato GlobaLeaks, il primo ed al momento unico, adottato in tutto il mondo da iniziative anticorruzione, aziende pubbliche, multinazionali, istituzioni, testate giornalistiche e gruppi di giornalismo d’inchiesta indipendenti.

Il Centro Hermes tra il 2015 ed il 2016 ha effettuato presso ANAC alcune attività di workshop con l’obiettivo di scambiare conoscenza e formazione, e rivolto a identificare i benefici ed i requisiti di un’applicazione della piattaforma GlobaLeaks, come bene comune, per il contrasto alla corruzione in Italia, da parte dell’autorità stessa e di tutti gli enti pubblici italiani.

L’obiettivo sociale del Centro Hermes è di fornire uno strumento efficiente e gratuito utile al contrasto alla corruzione, oltre che di favorire la nascita e crescita di un ecosistema di soggetti eterogenei, pubblici e privati, che possano contribuire alla manutenzione, evoluzione e diffusione di tale software.

ANAC nel 2016 ha promosso un bando di gara pubblico per la manutenzione evolutiva di suddetto software, ovvero per la implementazione dei molteplici requisiti funzionali emersi durante i menzionati workshop, e per la messa in opera di due sistemi:

  • Un pacchetto software per Il sistema nazionale di raccolta delle segnalazioni anticorruzione destinate ad ANAC
  • Un pacchetto software da re-distribuire gratuitamente a tutte le Pubbliche Amministrazioni come standard di riferimento per efficienza ed efficacia (oltreché a minor costo) per l’introduzione di sistemi digitali di raccolta di segnalazioni anticorruzione

Diverse caratteristiche, raccolte durante le attività di workshop che ha portato alla definizione di OpenWhistleblowing, sono state progettate e realizzate durante o successivamente allo svolgimento dello stesso (con circa 130 ore di sviluppo software erogate pro-bono). In aggiunta, successivamente al workshop, il Centro Hermes le ha completate e rese disponibili pubblicamente nel progetto principale, e inoltre ne ha supportata l’adozione da parte di molteplici Pubbliche Amministrazioni che già implementano GlobaLeaks.

Sul sito GlobaLeaks è consultabile una timeline delle attività e accadimenti inerenti ANAC e GlobaLeaks .

Il software GlobaLeaks, con sue diverse varianti, è già usato da oltre 50 Pubbliche Amministrazioni italiane ed inserito nel catalogo AgID dei software disponibili al riuso.

Nel mondo, GlobaLeaks è già usato in oltre 60 paesi da realtà quali importanti quali la Corte Penale Internazionale, Transparency International Italia, Amnesty International, il Comune Spagnolo di Barcellona, il giornale Francese Le Monde e la multinazionale Tedesca Oetker.

ANAC, con il progetto di Whistleblowing Digitale, potrà quindi distribuire e gestire un software per la raccolta e gestione di segnalazioni anticorruzione ad una audience di oltre 40.000 utenti, potenzialmente fungendo da spinta propulsiva per migliorare l’efficienza dello strumento del Whistleblowing in Italia.

Il software GlobaLeaks, rispetto al prototipo OpenWhistleblowing, è già progredito per un impegno di oltre 3 anni uomo di sviluppo software, e presenta miglioramenti importanti; perciò è a questo che il prototipo dovrebbe essere allineato (purtroppo operazione non vincolante per l’aggiudicatario del bando).

Il Centro Hermes ha a disposizione un ulteriore grant dell’Open Technology Fund di Washington per attività di ingegneria per un ammontare di ulteriori $109.166, contribuendo in modo determinante allo sviluppo di una roadmap che potrà apportare beneficio ad ANAC e a tutta la PA italiana.

Tale beneficio potrà verificarsi solo se l’attività di sviluppo di OpenWhistleblowing sarà eseguita secondo i criteri di collaborazione dei progetti OpenSource, sulla base di quanto dettagliatamente esplicitato al punto 4 di questo appello.

Sviluppo di una visione strategica sull’uso della tecnologia nell’anticorruzione

Ciò che può dare un vero slancio al contrasto alla corruzione è l’efficienza del sistema di prevenzione e contrasto alla corruzione.

Tale sistema si fonda su un complesso di normative e regolamenti che, per assolvere in modo efficiente al compito e non esser ridotto a mero adempimento vuoto di risultato concreto, necessita di essere tradotto in azioni pratiche, sia all’interno dei singoli enti pubblici che all’interno di ANAC, nell’alveo del suo ruolo di controllo e coordinamento del sistema.

Per rendere efficiente una organizzazione complessa e distribuita come quella della pubblica amministrazione italiana, è necessario che tutti processi e procedure necessari al funzionamento della “macchina organizzativa anticorruzione” siano operati usando strumenti digitali, fra loro interconnessi e interoperabili, secondo una filosofia di “Digital First”.

Tutti gli utenti dei processi (cittadini, dipendenti pubblici, pubbliche amministrazioni, autorità di controllo, autorità di giustizia) dovrebbero avere a disposizione degli strumenti gestionali anticorruzione, sotto forma di software ampiamente e liberamente disponibili, interoperabili e intercomunicanti fra loro tramite formati dati standard.

Per realizzare tutto ciò è necessario che venga elaborata e definita una visione strategica su come la tecnologia possa contribuire a rendere efficiente ed efficace tutta la macchina organizzativa di contrasto alla corruzione.

Gestione corretta dei requisiti di un progetto open-source

Quando si implementa una strategia di adozione e diffusione di tecnologie software in modo ampio, come nel caso del software messo a disposizione di tutte le pubbliche amministrazioni, è necessario inquadrare gli aspetti di tipo strategico di cui occorre tener conto, essendo questi di rado parte delle “specifiche esperienze” di chi opera nell’ambito di medie grosse organizzazioni con progetti software di tipo enterprise.

Si valuta come un fattore di criticità il fatto che nei contenuti del bando di gara per il Whistleblowing Digitale non siano stati previsti gli aspetti legati alla gestione del ciclo di vita del software propri dei modelli open-source, nonché alle problematiche e opportunità derivanti dalla redistribuzione ad un ampio numero di utilizzatori finali.

Sostanzialmente, pur avendo il progetto in seno ad ANAC le potenzialità di propulsione di tecnologia per il contrasto alla corruzione, appare mancare completamente delle regole e linee guida necessarie al governo del processo del ciclo di vita di un software open-source che possa avere ampia diffusione.

Per un esempio concreto si consideri il progetto Developers Italia, gestito dal Team per la Trasformazione Digitale e l’Agenzia per l’Italia Digitale, dove la governance dei progetti di sviluppo software open-source messi a disposizione di tutti i soggetti pubblici e privati è molto articolata, dimostrando in modo concreto la piena ed efficace attuazione delle dinamiche proprie di questo tipo di tecnologie.

Le raccomandazioni specifiche fornite dal Centro Hermes sono pertanto le seguenti:

4.1 Il software prodotto o anche modificato deve essere open-source.

Qualunque modifica software, affinché rimanga patrimonio comune parte dell’ecosistema software open-source, deve fedelmente rispettarne la licenza libera, nonché le consuetudini e metodiche operative, aderendo allo spirito di totale trasparenza e collaborazione.

4.2 La produzione e disseminazione del software deve essere collaborativa

La gestione della produzione e della disseminazione del software open-source deve essere organizzata secondo i criteri propri di questo ecosistema tecnologico, dando ampio spazio all’utilizzo di strumenti collaborativi trasparenti e accessibili

4.3 Nessun software open-source è tale, senza che vi sia una comunità di sviluppatori

Affinché le dinamiche di sviluppo comunitario consentano un continuo arricchimento di funzionalità del software stesso, ridistribuendo i costi generali di manutenzione e sviluppo continuo, è necessario che il progetto software sia condotto secondo i molteplici criteri di sviluppo open-source e non come un tradizionale appalto di manutenzione e sviluppo di un applicativo gestionale tradizionale. E’ questo un fattore chiave ed imprescindibile perché un software possa esser considerato open source, al di là della mera licenza

4.4 Il software deve rispettare elevati standard di qualità e sicurezza

Diversamente il software prodotto non potrebbe essere “integrato” nel software principale già manutenuto da una comunità di sviluppatori, per cui vanno sempre rispettati gli indicatori automatici di misurazione della qualità del codice nonché di violazione delle convenzioni di programmazione (coding style) già integrate nel software. Diffusa analisi delle stesse ed ampie linee guida sono già fornite nel software originario su cui il progetto è basato.

4.5 Il software deve essere ampiamente documentato e accessibile

In un software open-source, chiunque voglia migliorarlo o modificarlo dovrebbe poterlo fare con la minor curva di apprendimento necessaria.

Cioè per un’azienda, un ente o per uno sviluppatore appassionato deve essere facile “mettere mano al software”, ovvero riuscire ad apportare modifiche senza dedicare settimane per studiarlo e quindi poterlo solo in seguito modificare.

4.6 Organizzazione delle attività di community building sviluppatori

Affinché un progetto software open-source si affermi è necessario coinvolgere il maggior numero di soggetti eterogenei fra di loro che abbiano interesse a contribuire allo sviluppo del software, siano essi Università, sviluppatori appassionati, aziende private o dipartimenti IT di enti pubblici.

4.7 Fornire spazi di discussione per la comunità di utilizzatori per community support

Gli utilizzatori del software open-source quando si trovano di fronte a una esigenza nuova o a un problema o hanno una domanda su come organizzarsi per l’uso del software nella sua organizzazione, devono avere a disposizione un Forum online.

Uno spazio di discussione organizzato per categorie consente infatti agli utenti del software di interagire fra loro, i più esperti aiuteranno i meno esperti e si manterrà aggiornata in modo comunitario (usando dei “wiki” al pari di “wikipedia come enciclopedia collaborativa”) la conoscenza delle problematiche più frequenti (FAQ – Frequently Asked Questions).

4.8 Evitare “fork”, ovvero evitare “duplicazioni”

Nel mondo delle tecnologie open-source, essendo la tecnologia bene comune, chiunque può effettuare liberamente quello che viene chiamato in gergo un “fork”, ovvero un progetto che partendo da una copia dello stesso software, decide di sviluppare una roadmap e un piano di sviluppo diverso.

Quando ciò accade, affinché il progetto non diventi “abbandonato”, è necessario che chi effettua il “fork” abbia una chiara roadmap di sviluppo e un chiaro modello di gestione del progetto open-source per attirare una comunità che utilizzi e contribuisca a mantenere il software.

4.9 Lo sviluppo deve essere pubblico e in “tempo reale”

Tutto l’operato di sviluppo software, anche su base progettuale specifica come quella del bando di ANAC, deve essere effettuato pubblicamente, cioè usando gli strumenti comunitari di sviluppo software già in uso (Github) e deve essere effettuato in “tempo reale”, cioè chi effettua ingegneria o documentazione o testing, quotidianamente aggiorna dei suoi progressi con porzioni di codice su cui sta lavorando.

Questo è l’unico modo efficace nel quale la comunità attiva degli sviluppatori che si occupa di sviluppare e manutenere software bene comune può collaborare.

Mantenere le attività di sviluppo private, rilasciando le modifiche effettuate solo al termine di un lungo periodo di sviluppo, impedisce la revisione collaborativa e contrasta la possibilità di collaborazione e di misurazione degli indicatori che è necessario rispettare affinché il software risultante sia integrato.

Piano di sviluppo comunitario open-source

Il Centro Hermes, al fine di coadiuvare il rispetto dei requisiti strategici di sviluppo di software open-source, ha in corso la creazione di un piano di esecuzione dei lavori di sviluppo software, relativo a quanto richiesto dal bando di gara ANAC per il software di Whistleblowing GlobaLeaks con codename “OpenWhistleblowing”.

Vengono altresì pubblicati in modo ordinato tutti gli ulteriori requisiti funzionali raccolti durante tutte le sessioni di workshop, requisiti che dovrebbero fare parte del progetto evolutivo del software successivo agli adempimenti del bando di gara.

Con questa linea guida operativa sarà possibile per ANAC indicare le modalità operative di sviluppo comunitario open-source all’aggiudicatario del bando, affinché questi operi secondo le linee guida strategiche proprie di questo ecosistema tecnologico, nel rispetto dei suoi standard qualitativi e non produca artefatti tecnologici destinati a divenire abbandonati e non riutilizzati.

Fondamentale rilevanza ai fini del governo del progetto è che ANAC richieda all’aggiudicatario il rispetto di tutti gli standard di qualità e sicurezza, le cui metodiche di misurazione sono già integrate secondo le best-practices internazionali nel progetto software GlobaLeaks, potendo monitorare in tempo reale:

  • Continuo funzionamento dell’applicativo backend ‘on-commit’;
  • Continuo funzionamento dell’applicativo front end in relazione ai diversi browser utente;
  • Stato percentuale di copertura dei test funzionali;
  • Molteplici indicatori di qualità del software, tra cui la complessità ciclomatica;

I diversi KPI di qualità, sicurezza e compatibilità sono visibili in tempo reale all’indirizzo https://github.com/globaleaks/GlobaLeaks

Tutti i requisiti inerenti le esigenze emerse in ambito ANAC sono disponibili nel sistema di gestione sviluppo del progetto con l’etichetta “OpenWhisteblowing”.

E’ necessario che tutti gli stakeholders del progetto software open-source operino in una logica di collaborazione impiegando gli strumenti, le linee guida e gli standard di qualità del progetto.

I requisiti di sviluppo software e le stime orarie relativi al Bando ANAC Whistleblowing da implementare sono i seguenti:

[table id=1 /]

I requisiti nati come esigenze dei workshop effettuati dal Centro Hermes presso ANAC sono:

[table id=3 /]

Affrontare le problematiche di Sicurezza Informatica

In considerazione degli scenari di cybersecurity moderni ed in ulteriore considerazione della sensibilità delle informazioni trattate dai sistemi digitali di Whistleblowing (di sicuro interesse da parte del crimine organizzato), è necessario affrontare con pragmaticità le problematiche di sicurezza relative a questo progetto.

In primis, sottolineiamo come la scelta di adoperare tecnologie oramai vetuste per compatibilità con l’infrastruttura attualmente in essere in ANAC sia problematico dal punto di vista della sicurezza informatica. Le tecnologie legacy, non più manutenute dai rispettivi produttori, che sono in uso nelle infrastrutture informatiche ANAC stando ai requisiti del bando di gara (SQL Server 2008 e Redhat Enterprise 6) dovrebbero essere escluse da un progetto che guarda al futuro, e non dovrebbero certamente far parte dei requisiti operativi e funzionali.

Gli applicativi rilevanti ai fini della sicurezza digitale, quali quelli di Whistleblowing, dovrebbero essere attivati su una partizione del sistema informativo separata e segregata, ma soprattutto basata su tecnologie moderne, che siano manutenute e supportate dai rispettivi vendor software nel ciclo di vita degli aggiornamenti di sicurezza.

Si ritiene inoltre che le infrastrutture di sicurezza perimetrale dell’ANAC debbano essere aggiornate a hardware/software più moderno, in considerazione del fatto che gli apparati nella disponibilità dell’ente ad inizio 2016 non disponevano dei necessari supporti crittografici moderni (HTTPS su acceleratori Cisco ASA).

In ultimo, non è stato allocato alcun investimento di manutenzione evolutiva né correttiva aldilà di questo progetto di Whistleblowing Digitale, motivo per cui è realisticamente possibile che il software prodotto finisca su di un binario morto, facendo emergere in un arco di tempo relativamente breve diverse problematiche di sicurezza informatica.

Si ritiene fondamentale che lo sviluppo del bando avvenga secondo le linee guida di integrazione e collaborazione open-source, con lo scopo di avvantaggiarsi di una diffusione e distribuzione dei costi di manutenzione ed aggiornamento nel tempo, soprattutto rispetto a problematiche e miglioramenti continui in termini di sicurezza.

Tale problema si è già verificato con una società privata che ha apportato modifiche al software senza però reintegrarle in un’ottica collaborativa: ciò ha introdotto delle vulnerabilità non avendo seguito le linee guida di sicurezza, e quindi codesta azienda ha installato e re-distribuito questa versione di GlobaLeaks, modificata e mai aggiornata, per quasi 2 anni a diverse Pubbliche Amministrazioni. Ciò ha messo a rischio, tanto più elevato quanto maggiore è il “valore” della segnalazione, la sicurezza dei whistleblowers. Attualmente, di concerto con il CERT-PA, questo problema è fortunatamente in corso di gestione.

ANAC nel quadro istituzionale dovrebbe richiedere un consulto al CERT-PA, che saprà certamente consigliare come risolvere questi problemi di sicurezza informatica oltre ad operare in modo tale da evitare che se ne determinino di nuovi, una volta avviato il progetto di riuso.

Conclusione

Concludendo, il Centro Hermes sottolinea l’esigenza che ANAC richieda il supporto della Agenzia per l’Italia Digitale e/o del Team per l’Italia Digitale, al fine di poter disporre nel quadro istituzionale degli input necessari a indirizzare gli aspetti strategici ed esecutivi del progetto open-source di Whistleblowing Digitale.

E’ infatti deprecabile che il mancato governo di questo processo facesse sfumare l’opportunità di riuscire a dotare l’Italia di un efficiente impianto di Whistleblowing Digitale!

Al tempo stesso il Centro Hermes torna a sottolineare la propria disponibilità a supportare e coadiuvare, interamente pro-bono, tale indirizzo strategico affinché l’Italia possa dotarsi di un efficiente sistema di contrasto alla corruzione come bene comune, gestito secondo le logiche e dinamiche specifiche delle tecnologie open-source.

E’ possibile scaricare copia dell’appello: [DOC] [PDF]

 

Conservazione indiscriminata dei dati per 6 anni

In parlamento in una norma sugli ascensori è stata inserita una proposta liberticida per incrementare la data retention indiscriminata dei dati telefonici (operatori telefonici) e dati telematici (operatori internet) per 6 anni, un tempo enorme se comparato rispetto alle attuali regole (24 mesi per i dati del traffico telefonico 12 mesi per i dati del traffico telematico 30 giorni per le chiamate senza risposta)

La proposta di legge è passata con un “tranello” (emendamento ad articolo su sicurezza degli ascensori) in cui sono caduti molti parlamentari. 

Deve ancora fare passaggio al Senato dove può essere eliminata.

Al fine di rendere il pubblico edotto sulla proposta in seguito le principali risorse informative rilevanti sul tema espresse da un ampio paniere di esperti di tecnologia, privacy e informatica giuridica delle ultime 72 ore:

I parlamentari responsabili di questa proposta, sono raggiungibili su twitter @G_Berretta @VeriniWalter @mara_mucci  (con commento di quest’ultima sia a Dario Centofanti e che commentando Giancarlo Montico)

Ricordiamo che gli operatori al 1.07.2017 devono avere cancellato tutti i dati nel rispetto della normativa vigente (art. 132 del codice privacy) e che al fine di verifica abbiamo effettuato una richiesta via PEC agli operatori TIM, WindTre, Vodafone tramite il modulo del garante “esercizio diritti in materia di protezione dei dati personali” per verificare che questi non detengano dati antecedenti al 30.06.2015 (Excerpt qui e qui)

Il testo è scaricabile qui e riportato in seguito

ART. 12-bis.
(Disposizioni per l’integrale attuazione della direttiva 2014/33/UE relativa agli ascensori e ai componenti di sicurezza degli ascensori nonché per l’esercizio degli ascensori).

  Dopo l’articolo 12-bis, aggiungere il seguente:
Art. 12-ter. – (Termini di conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico). – 1. In attuazione dell’articolo 20 della direttiva (UE) 2017/514 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 marzo 2017 sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio, al fine di garantire strumenti di indagine efficaci tenuto conto delle straordinarie esigenze di contrasto al fenomeno del terrorismo, anche internazionale, per le finalità di accertamento e repressione dei reati di cui agli articoli 51, comma 3-quater, e 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale il termine di conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico, nonché dei dati relativi alle chiamate senza risposta, di cui all’articolo 4-bis, commi 1 e 2, del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2015, n. 43, è stabilito, in deroga a quanto previsto dall’articolo 132, commi 1 e 1-bis, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in settantadue mesi.
12-bis. 020. Verini, Berretta, Mucci.

  Dopo l’articolo 12-bis, aggiungere il seguente:
Art. 12-ter. – (Termini di conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico). – 1. In attuazione dell’articolo 20 della direttiva (UE) 2017/541 del Parlamento europeo e del Consiglio del 15 marzo 2017 sulla lotta contro il terrorismo e che sostituisce la decisione quadro 2002/475/GAI del Consiglio, al fine di garantire strumenti di indagine efficaci tenuto conto delle straordinarie esigenze di contrasto al fenomeno del terrorismo, anche internazionale, per le finalità di accertamento e repressione dei reati di cui agli articoli 51, comma 3-quater, e 407, comma 2, lettera a), del codice di procedura penale il termine di conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico, nonché dei dati relativi alle chiamate senza risposta, di cui all’articolo 4-bis, commi 1 e 2, del decreto-legge 18 febbraio 2015, n. 7, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 aprile 2015, n. 43, è stabilito, in deroga a quanto previsto dall’articolo 132, commi 1 e 1-bis, del decreto legislativo 30 giugno 2003, n. 196, in settantadue mesi.
12-bis. 020.(Testo modificato nel corso della seduta) Verini, Berretta, Mucci.
(Approvato)

Sorveglianza: abbiamo chiesto il riesame della nostra richiesta di accesso al MISE

Lo scorso aprile abbiamo scritto – con Privacy International e Coalizione Italiana Libertà e Diritti Civili – al Ministero dello Sviluppo Economico sulle esportazioni delle tecnologie di sorveglianza da parte delle aziende italiane.

Nella lettera chiedevamo con urgenza la pubblicazione di informazioni dettagliate su tali strumenti, a seguito anche di un documentario, andato in onda su Al-Jazeera, in cui venivano mostrate delle aziende italiane e internazionali disponibili a esportare apparecchiature di sorveglianza in paesi autoritari — tra cui Iran e Sud Sudan — che violano regolarmente i diritti umani della popolazione.

Alla lettera – ripresa da numerosi giornali come La Stampa, Repubblica, L’Espresso e Wired Italia – è seguita una richiesta di accesso civico generalizzato inviata dal nostro presidente Fabio Pietrosanti: veniva rinnovata la domanda circa la pubblicazione di informazioni sul tema, e ulteriori chiarimenti su quali licenze siano state approvate e rifiutate.

A seguito della mancata risposta da parte del Ministero dello Sviluppo Economico dopo i 30 giorni previsti, è stata quindi inviata una richiesta di riesame al Responsabile Anticorruzione in funzione dell’inadempienza del Responsabile Trasparenza a rappresentanza del Ministero, come previsto dalla legge (e in particolare dal Decreto legislativo 33/2013).

 

L’oggetto della richiesta di accesso generalizzato

La richiesta di accesso civico generalizzato è stata inviata il 26 aprile 2017 e riguardava i seguenti documenti:

  • “documenti di comunicazione relativi agli esiti di operatività relativa alla concessione, diniego, sospensione o revoca di autorizzazioni all’export dual-use, inviati dal MISE alle società che hanno richiesto autorizzazione all’export, registrati nel Protocollo informatico dell’ente, relativi alle categorie Wassenaar 5A001f e 5A001J”
  • “dettaglio delle disposizioni di titolo di esportazione per ogni azione di richiesta di licenza ricevuta / autorizzata / rifiutata / sospesa / revocata relativa alle categorie Wassenaar 5A001f e 5A001J”

Purtroppo, trascorsi i 30 giorni di tempo previsti, non abbiamo ricevuto alcun pronunciamento dal Ministero e pertanto, secondo quanto previsto dalla legge, abbiamo proceduto a presentare richiesta di riesame al responsabile della prevenzione della corruzione e della trasparenza, il quale avrà 20 giorni di tempo per esprimersi con un provvedimento motivato.

 

Cosa sono le categorie Wassenaar

L’accordo di Wassenaar è un accordo multilaterale fra 41 Nazioni per garantire un controllo efficace sull’esportazione delle armi convenzionali e di quelle dual use — beni e tecnologie utilizzabili sia per scopi civili che militari.

Nello specifico, la categoria 5A001f riguarda le tecnologie che permettono di intercettare e monitorare le telecomunicazioni mobili, inclusi gli IMSI catcher — si tratta di una finta stazione radio in grado di tracciare il traffico telefonico e localizzare l’utente grazie all’individuazione del codice identificativo IMSI della SIM — e le strumentazioni in grado di degradare, interferire, o inibire le comunicazioni mobili.

La categoria 5A001j riguarda le tecnologie di sorveglianza delle reti internet, in grado di estrarre i metadati — tutti quei dati che rivelano informazioni sull’identità, l’orario e la data di invio, la posizione ed altre informazioni di contorno relative alle nostre comunicazioni digitali — ed i contenuti stessi delle comunicazioni.

 

Maggiore trasparenza da parte del Ministero

La mancanza di trasparenza sul tema delle esportazioni di tecnologie di sorveglianza colpisce tutta l’Europa, ma la posizione Italiana è aggravata dalla presenza di numerose aziende che producono questo tipo di tecnologie e che in passato hanno già ottenuto licenze per esportare in stati autoritari o, comunque, repressivi nei confronti dei diritti dei cittadini.

Secondo un’inchiesta del giornale danese Information sull’export di tali tecnologie, l’Italia non ha fornito alcuna informazione riguardo le licenze accordate per le esportazioni di tecnologie dual use, mentre invece Danimarca, Estonia, Finlandia, Germania, Paesi Bassi e Regno Unito hanno risposto alle richieste dei giornalisti e fornito i dati.

Secondo quanto riportato da Information, l’Italia si è rifiutata di fornire le informazioni richieste poiché riservate.

Quando si tratta di tecnologie di sorveglianza così invasive e in grado di mettere in pericolo i diritti umani e la vita di altre persone è necessario che ci sia la massima trasparenza: per questo rinnoviamo la richiesta al nostro Ministero, certi che non abbia alcuna volontà di avallare abusi.