Primi importanti risultati a due mesi dal lancio di Riprenditi la Faccia

La scorsa settimana abbiamo raggiunto e superato due importanti obiettivi nazionali della campagna contro l’utilizzo di tecnologie biometriche nello spazio pubblico Europeo.

Nella giornata di venerdì 16 aprile il Garante Privacy ha definito il sistema di riconoscimento facciale SARI Real Time, così come progettato, una possibile forma di sorveglianza ed identificazione di massa che non può essere utilizzata dal Ministero dell’Interno. Il Garante ha analizzato la valutazione d’impatto presentata dal Ministero e ha sottolineato come, allo stato attuale, non vi sia una base legale che autorizzi il trattamento di dati biometrici previsto dal sistema SARI.

La decisione, anche se arrivata dopo tre anni dall’apertura dell’istruttoria nata a seguito della pubblicazione di un articolo, è di grande importanza perché vieta l’utilizzo di tecnologie biometriche discriminanti e poco accurate da parte delle forze dell’ordine su tutti i cittadini. 

“Va considerato, in particolare, – afferma il Garante – che Sari Real Time realizzerebbe un trattamento automatizzato su larga scala che può riguardare anche persone presenti a manifestazioni politiche e sociali, che non sono oggetto di “attenzione” da parte delle forze di Polizia. Ed anche se nella valutazione di impatto presentata il Ministero spiega che le immagini verrebbero immediatamente cancellate, l’identificazione di una persona sarebbe realizzata attraverso il trattamento dei dati biometrici di tutti coloro che sono presenti nello spazio monitorato, allo scopo di generare modelli confrontabili con quelli dei soggetti inclusi nella “watch-list”.

Per il Garante questo tipo di sorveglianza biometrica porterebbe “dalla sorveglianza mirata di alcuni individui alla possibilità di sorveglianza universale allo scopo di identificare alcuni individui.” L’autorità però non si è limitata solo a questa valutazione ma ha sottolineato anche alcuni aspetti critici da tenere in considerazione per qualunque norma futura che regoli il riconoscimento facciale: dai “criteri di individuazione dei soggetti che possano essere inseriti nella watch-list o quelli per determinare i casi in cui può essere utilizzato il sistema” alle “eventuali conseguenze per gli interessati in caso di falsi positivi”— inclusi anche i rischi nei confronti di persone appartenenti a minoranze etniche.

Solo due giorni prima, mercoledì 14 aprile, c’è stata anche una prima risposta da parte della politica italiana al tema del riconoscimento facciale negli spazi pubblici: il deputato Filippo Sensi ha infatti depositato una proposta di legge per una moratoria sull’utilizzo di queste tecnologie. Nella proposta si fa riferimento ad una sospensione fino al 31 dicembre 2021 in attesa di un adeguato quadro legislativo a supporto. Indicazioni si aspettano anche il 21 aprile, quando l’Unione Europea si esprimerà nella tanto attesa normativa sull’IA. 

Il Centro Hermes seguirà certamente l’iter di legge puntando l’attenzione soprattutto su due punti: 

  • L’utilizzo di qualsiasi tecnologia di sorveglianza biometrica di massa deve essere vietato all’interno dello spazio pubblico europeo; 
  • Non devono essere fatte eccezioni per i sistemi utilizzati dalle forze dell’ordine. 

Il nostro lavoro in questo senso continua e sabato 17 aprile siamo stati ospiti di SkyTg24 proprio con un componente del Garante Privacy, l’onorevole Filippo Sensi e Privacy Network, associazione che supporta la campagna Riprenditi la Faccia. Sulla base della decisione contraria del Garante Privacy in merito a SARI Real Time, ci è stato assicurato che i 287 comuni che hanno ricevuto finanziamenti dal Ministero dell’Interno per installare nuovi impianti di videosorveglianza non potranno utilizzare tecnologie biometriche. 

 

Per firmare la petizione ed essere aggiornati sulla campagna, che ha già raggiunto quasi 50.000 persone in Europa: https://reclaimyourface.eu/it/