Lettera aperta al Parlamento EU sulla riforma di EURODAC: le nostre preoccupazioni

 

Insieme a più di 30 associazioni europee che lavorano sui diritti umani digitali, mercoledì 8 settembre abbiamo inviato una lettera aperta al Parlamento europeo per esprimere le nostre preoccupazioni in merito alla riforma di EURODAC (il database europeo di impronte digitali di migranti e richiedenti asilo).

Qui di seguito la versione in italiano. Per la versione originale vi rimandiamo alla fine della pagina.

Egregio signor Buxadé,
Cari Relatori ombra,
Cari membri della Commissione per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni (LIBE),

Le scriviamo per sottolineare le nostre preoccupazioni sulla proposta di modifica della riforma del regolamento EURODAC.

In questa lettera, in primo luogo, si delineano gli aspetti della riforma (compresi quelli ereditati dalla proposta del 2016 nonché dall’accordo politico del 2018 tra Consiglio e Parlamento europeo) preoccupanti  per i diritti fondamentali di richiedenti asilo, rifugiati e migranti. Lungi dall’essere un mero dossier tecnico, sottolineiamo che il dossier EURODAC è di natura altamente politica e strategica. Con queste modifiche potrebbe compromettere il dovere dell’UE di rispettare il diritto e gli standard internazionali in materia di asilo e migrazione.

In secondo luogo, mettiamo in evidenza le molteplici carenze procedurali di questo processo legislativo, che si scontrano con le elevate aspirazioni di trasparenza e responsabilità dell’Unione europea (UE).

Preoccupazioni sui diritti sostanziali e fondamentali

Vi sono notevoli preoccupazioni in merito alle modifiche proposte a EURODAC, in particolare il rischio di compromettere i diritti fondamentali dei migranti e delle persone in movimento. EURODAC sta diventando un “potente strumento per la sorveglianza di massa”. Le modifiche proposte sulla banca dati, che implicano il trattamento di più categorie di dati per una serie più ampia di finalità, sono in palese contraddizione con il principio di limitazione delle finalità, un principio chiave UE sulla protezione dei dati. Per questo motivo ci opponiamo a questa evoluzione di EURODAC, da strumento di supporto dell’attuazione del regolamento Dublino ad arma contro i migranti.

Le nostre preoccupazioni specifiche sono le seguenti:

Elaborazione di immagini facciali: l’uso proposto del riconoscimento facciale per l’identificazione biometrica è invadente, sproporzionato e invasivo della privacy. La Commissione europea non è riuscita a dimostrare che l’acquisizione di immagini facciali soddisfi il test di necessità e proporzionalità, poiché de facto questa porta a una sorveglianza “più profonda” dei migranti e alla violazione del diritto alla protezione dei dati. La capacità di questa tecnologia di aumentare la precisione delle corrispondenze, e quindi
l’efficienza del sistema, non è stata dimostrata e non costituisce quindi una giustificazione sufficiente per un’ingerenza così grave sui diritti fondamentali delle persone. Mentre l’UE sta riflettendo su quali gli usi dell’intelligenza artificiale (AI) siano accettabili in una società democratica, anche l’introduzione del riconoscimento facciale nelle mani forze dell’ordine dell’UE e degli strumenti di controllo della migrazione devono essere soggetti
allo stesso livello di controllo. Le persone in movimento meritano lo stesso livello di protezione di chiunque altro e l’UE non dovrebbe approfittare della loro situazione vulnerabile per sottoporle a sorveglianza di massa e trattamenti indegni.

Raccolta di dati biometrici dei bambini quando la protezione dei minori non è lo scopo della raccolta: secondo le modifiche proposte, chiunque abbia più di 6 anni deve conformarsi e consentire che i propri dati biometrici siano raccolti. Se mettiamo ciò in prospettiva, ai sensi del GDPR i minori di 16 anni sono definiti non in grado di acconsentire al trattamento dei loro dati personali: ciò dimostra ancora una volta il diverso trattamento a cui i bambini migranti sono sottoposti. Prendere e conservare i dati biometrici dei bambini per scopi non legati alla loro protezione è una violazione gravemente invasiva e ingiustificata del diritto alla privacy e alla protezione dei dati dei bambini e delle bambine, e lede anche i principi di proporzionalità e necessità. Questa modifica contraddice anche la guida delle Nazioni Unite che afferma come il controllo del’immigrazione non possa prevalere su considerazioni di interesse superiore.

Coercizione: nella sua posizione precedente, il Consiglio ha proposto l’applicazione obbligatoria di sanzioni amministrative contro le persone, compresi i bambini, che si rifiutano di fornire i propri dati biometrici, anche con l’uso di mezzi coercitivi per l’estrazione dei dati. Ciò costituirebbe una grave violazione dei diritti fondamentali alla dignità, all’integrità, alla libertà e alla sicurezza e la protezione dei dati personali. Sebbene l’attuale versione di EURODAC non preveda queste sanzioni, ci sono già state segnalazioni credibili sull’uso della coercizione per estrarre dati biometrici dai richiedenti asilo. L’Agenzia dell’UE per i diritti fondamentali (FRA) ha dichiarato che è “difficile immaginare un situazione in cui sarebbe giustificato l’uso della forza fisica o psicologica per ottenere le impronte digitali per EURODAC”. Inoltre, come sostenuto nel 2018 da 23 organizzazioni della società civile e delle Nazioni Unite, tutti i bambini, indipendentemente dalla loro età, dovrebbero essere esentati da ogni forma di coercizione del regolamento EURODAC, nel pieno rispetto della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti
del Bambino.

Campo di applicazione ampliato e nuove categorie: la proposta di modifica propone un ampliamento esponenziale del campo di applicazione del database. Nuove categorie di dati (informazioni sull’identità), nuove categorie di persone tra cui “persone fermate all’attraversano irregolarmente delle frontiere esterne”, “migranti irregolari”, persone sbarcate dop operazioni di ricerca e soccorso, persone ammissibili al reinsediamento all’interno dell’UE e persone in paesi terzi ammissibili in UE per motivi umanitari. Ciò devia in gran parte dallo scopo originale di EURODAC (e quindi compromette il principio della limitazione dello scopo). Inoltre, il periodo di conservazione dei dati sarebbe notevolmente aumentato (per “migranti irregolari” da 18 mesi a 5 anni). Se approvati, questi cambiamenti contribuirebbero alla sorveglianza di massa del tutto ingiustificata dei migranti.

Interconnessione dei registri: l’interconnessione dei registri EURODAC consentirebbe la produzione di statistiche sulle domande di asilo nell’UE, integrate da statistiche basate su altre banche dati sull’immigrazione dell’UE. Data la strategia del Patto sulla Migrazione di prevenire gli arrivi, queste informazioni statistiche inerenti il modo in cui gli individui cercano vie legali per accedere al territorio dell’UE sarebbero certamente utilizzate in modo improprio dalle autorità. Questi dati verrebbero utilizzati per definire misure che mirino ad ostacolare gli arrivi e impedire alle persone di presentare una domanda di asilo, violando così il diritto fondamentale di chiedere asilo e gli obblighi degli Stati membri dell’UE ai sensi del diritto internazionale dei rifugiati.

Accesso permissivo alle forze dell’ordine e segnalazioni in materia di sicurezza arbitrarie: diverse condizioni che attualmente limitano l’accesso a EURODAC da parte delle forze di polizia verrebbero rimosse in base alle modifiche proposte, rafforzando l’idea che tutti i migranti registrati su EURODAC siano minacce alla sicurezza. La cosa più preoccupante è l’aggiunta di un “flag di sicurezza” durante il processo di screening, che fornirebbe i motivi per il respingimento di una richiesta di protezione internazionale, con conseguenze di lunga durata per la persona interessata. Tuttavia, questo flag di sicurezza potrebbe non essere basato su dati accurati e verificabili. 

Giusto e trasparente processo legislativo
Le seguenti preoccupazioni riguardano invece la mancanza di trasparenza e di giusto processo della riforma EURODAC, che hanno gravemente minato la legittimità del processo e ostacolato la capacità dei cittadini e della società civile di supervisionare queste modifiche.

Segretezza degli accordi politici: durante il processo legislativo sono state apportate modifiche cruciali in segreto, limitando drasticamente le possibilità di controllo democratico del processo. In particolare la base della proposta modificata è l’accordo politico del 2018, che non è mai stato reso pubblico e quindi è del tutto inaccessibile alla società civile, ai cittadini e agli altri organismi di vigilanza dei diritti fondamentali.

Mancata realizzazione di una valutazione d’impatto: nessuna valutazione d’impatto è stata condotta o pubblicata per delineare le implicazioni sui diritti fondamentali o sui diritti dell’infanzia causati dalle significative modifiche proposte. Questo non solo mina il giusto processo e i principi della Commissione per una migliore regolamentazione, ma genera uno scenario in cui le enormi potenziali violazioni dei diritti fondamentali di centinaia di migliaia di adulti e bambini, e la minaccia di una sorveglianza di massa, non siano esaminate. Ciò è altamente incompatibile con processi legislativi genuinamente democratici.

Mancanza di coesione con altri fascicoli legislativi: EURODAC è stato indebitamente “accelerato” separatamente dagli altri fascicoli legislativi contenuti nel Patto sulla migrazione. Le valutazioni di impatto sui restanti quattro fascicoli (il regolamento sullo screening, il regolamento sulle procedure di asilo, il regolamento per l’introduzione di uno strumento di crisi e il regolamento sulla gestione dell’asilo e della migrazione) non riguardano EURODAC. Di conseguenza, le interazioni tra EURODAC e le altre quattro proposte legislative non sono state prese in considerazione e, pertanto, le possibili implicazioni non confluiranno nelle considerazioni legislative.

Tenendo presenti queste preoccupazioni, noi sottoscritti invitiamo i membri del Parlamento europeo a:

1. Ritardare temporaneamente il processo legislativo per concedere il tempo necessario ad un’analisi significativa delle implicazioni sui diritti fondamentali della proposta di riforma EURODAC;

2. Garantire il completamento e la pubblicazione di una valutazione d’impatto sulla riforma EURODAC da parte della Commissione europea, in conformità con i principi e per una migliore regolamentazione. Il comitato LIBE dovrebbe richiedere una valutazione d’impatto della proposta EURODAC analizzando le intersezioni con il Pacchetto di migrazione e altri strumenti politici correlati. Il Regolamento dovrebbe essere sviluppato in relazione agli altri strumenti e avere lo stesso livello di controllo da parte del Comitato;

3. Garantire una consultazione significativa con la società civile che lavora sui diritti fondamentali dei migranti, dei bambini, sulla protezione dei dati e sui diritti digitali rispetto alle modifiche proposte alla banca dati EURODAC;

4. Riconsiderare le proposte sopra delineate da entrambi i colegislatori poichè non soddisfano i principi di necessità e proporzionalità, estendono indebitamente lo scopo della banca dati EURODAC, limitano fondamentalmente e ingiustificatamente i diritti fondamentali dei migranti e contribuiscono a un’escalation dannosa delle pratiche di sorveglianza di massa.

Access Now, International
Amnesty International, International
Aspiration, USA
AsyLex, Switzerland
Border Violence Monitoring Network, International
Digitalcourage, Germany
Državljan D, Slovenia
Child Rights International Network (CRIN), International
Electronic Information Privacy Center (EPIC), USA
epicenter.works – for digital rights, Austria
European Center for Not-For-Profit Law Stichting, International
European Council on Refugees and Exiles (ECRE), International
European Digital Rights (EDRi), International
European Network Against Racism (ENAR), International
European Network on Statelessness, International
Greek Forum of Migrants, Greece
Hellenic League for Human Rights, Greece
Hermes Center, Italy
Homo Digitalis, Greece
IT-Pol Denmark, Denmark
JustPeace Labs, International
Ligue des droits humains, Belgium
Maisha e.V.-African Women, Germany
Missing Children Europe, International
Network for Children’s Rights, Greece
Open Society European Policy Institute (OSEPI), International
PICUM – the Platform for International Cooperation on Undocumented Migrants, International
Red Acoge, Spain
Refugee Legal Support, Greece
Statewatch, United Kingdom
Terre des Hommes International Federation, International

Versione originale in inglese