I programmi di aiuto dell’UE esportano la sorveglianza

Oggi insieme a Privacy International (PI) e ad altre 13 organizzazioni della società civile europee e africane abbiamo chiesto urgenti riforme dei programmi di aiuto e cooperazione dell’UE per garantire che questi promuovano la tutela della privacy nei Paesi terzi e non facilitino l’uso della sorveglianza che viola i diritti fondamentali.

Privacy International ha pubblicato centinaia di documenti ottenuti dopo un anno di negoziati con gli organismi dell’Unione europea in base alle leggi previste sull’accesso ai documenti FOIA. I report e i documenti ottenuti mostrano che:

  • le forze di polizia e le agenzie di sicurezza in Africa e nei Balcani sono addestrate, con il supporto dell’UE, a spiare gli utenti di Internet e dei social media e a utilizzare tecniche e strumenti di sorveglianza controversi; Leggi il rapporto di PI qui.
  • gli organismi dell’UE stanno formando e dotando le autorità di frontiera e chi si occupa di migrazione nei paesi terzi di strumenti di sorveglianza, compresi i sistemi di intercettazione e altri strumenti di sorveglianza telefonica, nel tentativo di “esternalizzare” i controlli alle frontiere dell’UE; Leggi il rapporto di PI qui.
  • Civipol, una società di sicurezza francese con ottimi collegamenti nel settore, sta sviluppando sistemi biometrici di massa con fondi di aiuto dell’UE in Africa occidentale per fermare la migrazione e facilitare le deportazioni, tutto questo senza adeguate valutazioni del rischio. Leggi il rapporto di PI qui.

Per questi motivi, chiediamo alla Commissione Europea di fermare la questa deviazione dei fondi per gli aiuti, di mettere in atto rigorose procedure di due diligence e di valutazione del rischio, e di accettare misure sulla trasparenza, il controllo parlamentare e controllo pubblico volte a proteggere i diritti umani nei paesi terzi.

Qui è possibile consultare la lettera inviata: versione in inglese.

Per maggiori informazioni, consultare il sito di Privacy International.